L’automobile è, prima di tutto, uno strumento; serve per spostarsi dal punto A al punto B in modo comodo, veloce ed economico. Molti di noi però considerano l’auto come qualcosa di più e sono disposti a spendere tanto per migliorare l’esperienza di guida e il proprio veicolo.
Questo modo di pensare, vedendo l’auto come qualcosa di più di un semplice strumento, è ciò che ha dato vita a numerose case automobilistiche sportive, tra cui Abarth.
Dall’età di 16 anni, Carlo Abarth iniziò a progettare telai per moto; a 19 anni trovò lavoro come riparatore di bici da corsa e come collaudatore. Ben presto ebbe l’opportunità di competere in gare automobilistiche, sostituendo un pilota ferito e battendo il record di velocità per due volte di seguito. Questa carriera andò avanti per alcuni anni, fino alla fine degli anni ’30.
La nascita delle automobili Abarth
Nel 1939 un incidente costrinse Carlo a ritirarsi completamente dalle corse. Durante la seconda guerra mondiale rimase in Austria, suo paese natale, e al termine del conflitto si trasferì in Italia, dove iniziò a lavorare per l’azienda automobilistica Cisitalia.
Vari problemi in Cisitalia causarono il fallimento dell’azienda. A quel punto Carlo, non avendo ricevuto alcun pagamento, decise di prendere ciò che restava dell’azienda e fondare Abarth & C. Da allora, lo scorpione ha contraddistinto il marchio.
Abarth creò una propria scuderia e, per finanziare le competizioni, iniziò a produrre marmitte e terminali di scarico per autovetture di serie. I silenziatori di questo marchio, sebbene più costosi della media, erano molto apprezzati per la loro qualità e il suono caratteristico.
Il logo: uno scorpione passato alla storia
La storia dei modelli Abarth ruota attorno al segno zodiacale del fondatore: lo Scorpione.
Il logo ha una storia molto particolare, poiché il primo che fu creato nel 1949 da Carlo Abarth e consisteva in un’immagine di uno scorpione blu con un contorno nero e un marchio rosso in lettere maiuscole “Abarth & Co – Torino”. Era un logo luminoso, con linee chiare e sicure, e fu scelto perché le auto che lo portavano sul cofano si distinguevano per essere come questo animale: piccole, veloci e agili.
Tale logo rimase con il marchio per cinque anni, fino a quando nel 1954 fu ridisegnato e iniziò ad assumere la forma che tutti conosciamo oggi: gialla e rossa con contorno blu e lettere arcuate. Nel corso degli anni il logo fu leggermente modificato, il contorno diventò più sottile e i colori più accesi.
Nel 1969 l’immagine dello scorpione divenne più geometrica e cambiò colore in nero. Anche il marchio denominativo cambiò la sua tavolozza in bianco su sfondo azzurro.
Nel 1971 il marchio decise di riportare in vita lo scorpione blu e di aggiungere al marchio i colori della bandiera italiana. Un altro esperimento del 1971 fece diventare lo scorpione di in un colore viola e su uno sfondo giallo e arancione.
Nel 2007, trentasei anni dopo, fu disegnato il nuovo logo, utilizzato ancora oggi. Composto da uno scudo curvo con contorno grigio, lo sfondo in questa rivisitazione fu diviso diagonalmente in due parti, rosse e gialle, con lo scorpione in primo piano di nuovo di colore nero.
Ad oggi il marchio di auto continua ad occuparsi della trasformazione delle vetture di serie, della realizzazione di marmitte e accessori, oltre che di monoposto per la Formula Italia. Rispetto al passato, però, è stata interrotta la costruzione di prototipi sportivi, passando tutte le conoscenze e il personale al reparto dedicato alla preparazione delle vetture Fiat per i rally. Questa è la storia di Carlo Abarth, del suo marchio e dello scorpione che per così tanti anni lo ha rappresentato.